Di Fabrizio Pedrazzini, Presidente FIMA
Ho avuto il piacere di partecipare all’inaugurazione di una mostra davvero interessante alle Gallerie d’Italia di Piazza della Scala a Milano e al Museo Poldi Pezzoli. Il titolo di questa mostra curata da Fernando Mazzocca è “Romanticismo” . Direi che si tratta di una mostra completa, esaustiva e sotto molti aspetti inedita, suddivisa in 17 sezioni: 12 alle Gallerie d’Italia e 5 al Museo Poldi Pezzoli, evidenzia lo strappo compiuto da questo movimento culturale rispetto al principio della tradizione, dell’autorità e della regola, che si traduce in particolare in un decisivo superamento della gerarchia dei generi e la sua conseguente rivalutazione.
Organizzata in collaborazione con il Museo Ermitage di San Pietroburgo, la mostra propone una vasta panoramica sul movimento artistico che si diffuse in tutta Europa nella prima metà dell’Ottocento. Anticipato in Germania dal movimento dello Sturm und Drang, che per primo pose l’accento sull’interiorità e la libertà dell’artista e sul rapporto tra uomo e natura, il Romanticismo si distinse dal Neoclassicismo, ancora presente a inizio Ottocento, per l’affermazione di temi pittorici indicatori di una nuova sensibilità che rifiutava l’idea illuministica della ragione a favore di un’esplorazione nell’irrazionale. I sentimenti, la follia, il sogno, le visioni acquistarono sempre maggiore importanza mentre un risvolto del tutto nuovo venne assunto dalla rappresentazione della natura e della storia. Per quanto riguarda la pittura di paesaggio, essa andò progressivamente a perdere la funzione di ambientazione di scene mitologiche e sacre, a favore di un’idea della rappresentazione della natura come traduzione dello stato d’animo del pittore. Una particolare declinazione della pittura di paesaggio romantico è costituita da panorami naturali sterminati e violenti, volti ad esprimere la poetica del sublime, ossia il senso di terrore e di impotenza che l’uomo prova di fronte alla grandiosità e alla potenza della natura, in grado di provocare tuttavia in lui attrazione e godimento estetico.
Le opere scelte per l’esposizione documentano il vivace dibattito culturale svoltosi tra l’Inghilterra, la Francia e i paesi del Nord, soprattutto la Germania e l’Impero austriaco, negli anni che vanno dal Congresso di Vienna alle rivoluzioni del 1848. L’inserimento in mostra di artisti di diversa nazionalità, come Caspar David Friedrich, Franz Ludwig Catel, Joseph Mallor, William Turner, Jean-Baptiste-Camille Corot, Silvestre Feodosievic Šcedrin, Franz Vervloet, Lancelot-Théodore Turpin de Crissé, Karl Pavlovic Brjullov, Friedrich von Amerling, Ferdinand Georg Waldmüller, Léopold Robert, serve a chiarire le relazioni intercorse tra il Romanticismo italiano e quello europeo.
Tra le opere esposte ci sono quelle di alcuni tra i protagonisti della nuova interpretazione del reale quali Giuseppe Pietro Bagetti, Luigi Basiletti, Ippolito Caffi, Giuseppe e Carlo Canella, Giovanni Carnovali detto il Piccio, Massimo d’Azeglio, Giovanni Battista De Gubernatis, Salvatore Fergola, Francesco Hayez, Domenico e Girolamo Induno, Angelo Inganni, Giovanni Migliara, Giuseppe Molteni, Natale Schiavoni.
Nell’ambito della pittura di storia, per lo più esposta al museo Poldi Pezzoli, la rivalutazione delle specificità dell’individuo, e di conseguenza dei singoli popoli, contribuì alla formazione di una coscienza nazionale che se storicamente favorì, assieme ad altre cause, i moti insurrezionali degli anni venti, trenta e del 1848, artisticamente risvegliò l’interesse per il Medioevo, considerato l’epoca i cui ebbero origine i moderni popoli europei. In Italia la raffigurazione di episodi tratti dalla storia degli stati preunitari fu al centro del cosiddetto Romanticismo storico, tendenza nata con lo scopo di veicolare messaggi patriottici in epoca di dominazione straniera attraverso il pretesto e l’escamotage di vicende del passato.
Non fatevela sfuggire perchè non ricapiterà presto l’occasione di rivedere assieme un simile nucleo di opere di questo periodo. La mostra sarà visitabile fino al 17 marzo 2019.
Fabrizio Pedrazzini, Presidente FIMA