Il Morazzone, interprete del Seicento lombardo, restaurato con il sostegno di Amart è tornato a brillare

Il Morazzone, interprete del Seicento lombardo, restaurato con il sostegno di Amart è tornato a brillare

L’opera, di proprietà del Museo Poldi Pezzoli,  sarà esposta ad AMART, che ne ha orgogliosamente sostenuto il restauro. I visitatori possono non solo vederlo dal vivo, ma assaporare tutte le fasi del restauro, che sono state documentate e dirette da Raffaella Bentivoglio Ravasio (Mibact) e Lavinia Galli (Museo Poldi Pezzoli).

Il bozzetto, mostra la Vergine incoronata dal Cristo e Dio padre alla presenza di Sant’Antonio da Padova e di San Carlo. L’opera è attribuita al Morazzone da un cartiglio seicentesco posto sul retro, e tale attribuzione è stata confermata dalla critica con l’eccezione dello studioso JacopoStoppa (2003).

Nel catalogo dell’autore non sopravvive una pala identica alla nostra, ma il Mazzucchelli affrontò più volte il tema dell’Incoronazione della Vergine, in particolare nella cappella del Rosario di San Vittore a Varese.

L’opera, dipinta ad olio su carta a monocromo, secondo una prassi che si riscontra spesso in bozzetti seicenteschi di area lombarda, è insolitamente composta da sei ritagli applicati su una tela che restituisce unitarietà alla composizione e integra una parte mancante al centro.

Il restauro odierno e il recupero delle stesure originali hanno permesso di avanzare un’ipotesi sulla ragione che ha determinato la scelta di ritagliare il bozzetto. L’uniformità delle stesure pittoriche e la rielaborazione coeva di alcuni elementi compositivi, unitamente alla coincidenza dei bordi di alcuni ritagli, sembrano infatti indicare che l’artista modificò in corso d’opera, la composizione.Il pentimento nella mano del Cristo evidenziato dal restauro suggerisce che il pittore, ripensando la posa di Gesù, per evitare il rifacimento completo di un bozzetto già portato ad un elevato livello di finitura, ritagliò il foglio per sostituire la figura.  Dovendo poi restituire una nuova simmetria egli, riposizionò anche tutte le altre parti, restringendo la composizione e variandola, forse, anche in altezza. Il diverso posizionamento della figura del Cristo è documentato nella produzione del Mazzucchelli. 

Nel disegno preparatorio per l’ovale della pala del Rosario, risalente al1599, Cristo è posto frontalmente e pone la corona sul capo alla Vergine col braccio sinistro. Negli affreschi che decorano la volta, invece, risalenti al 1610-15, il Salvatore pone la corona sul capo della Vergine col braccio destro, torcendo il busto e sporgendo il gomito verso l’osservatore.

L’opera, che testimonia l’evoluzione in senso più raccolto del tema, deve quindi ancorarsi cronologicamente in prossimità del 1616, anche per affinità stilistica con un altro bozzetto, San Carlo davanti al Crocefisso, oggi conservato all’Arcivescovado di Milano.

L’attuale applicazione su tela è frutto di un restauro ottocentesco precedente l’acquisto di Giuseppe Bertini del 1894.